Quando il senso dorme, le parole vanno a dormire. Quando il senso balla, le parole ballano.
Scriveva così Samuel Beckett, Dio assurdo del teatro, Dio del teatro dell’assurdo.
Dopotutto, la vita lo è.
Oggi più che mai colgo il senso di queste parole di Beckett e le siedo vicino a me, così, come se fossero delle bambole. Certo, non delle bambole qualsiasi, non quelle con cui giocano le bambine: piuttosto quelle che fanno compagnia alle anziane nelle case di riposo, le bambole con gli occhi vitrei e azzurri e inquietanti, le bambole coi vestitini a quadretti azzurri e il grembiulino, le treccine, le braccia di plastica senza polsi.
Mi guardano, queste bambole, queste parole. Mi guardano in silenzio e giudicano le mie scelte, i miei pensieri, il mio passato.
“Dovete stare ferme, dovete smetterla di ballare!” – “Ma noi non stiamo ballando” – “Sì, ballate!” – “E cosa balliamo?” – “La salsa, il merengue e il regaetton. Mi fa schifo il ragaetton.” – “Cazzi tuoi.” –
Bombom bom bobobobobom (tipico motivetto regaetton).
Ecco, ora sono ufficialmente una di quelle anziane dementi nelle case di cura.
Ma ancor prima di sentire ballare le parole e le bambole sono un’anziana demente quando rovescio tutta la mia bigiotteria sul letto e me la guardo per ore, braccialetto dopo braccialetto, anello dopo anello, ferraglia dopo ferraglia. Come fossero diamanti preziosi, e invece per me rappresentano tutti ricordi.
Sono un’anziana demente quando urlo per strada perché sono arrabbiata e devo sfogare tutto il casino dentro di me e me ne frego degli altri.
Sono un’anziana demente quando parlo parlo e non faccio, e allora preferisco blaterare (degli altri, non di me).
Sono un’anziana demente quando al ristorante appoggio la borsa sulla spalliera della sedia e ogni volta che passa qualcuno controllo la borsa, perché alla mia età non ci si fida più.
Sono un’anziana demente quando mi rallegro solo con le canzoni tristi di Ornella Vanoni, e divento triste col reggaeton.
Sono un’anziana demente quando penso a quanto siano dementi i giovani.
Sono un’anziana demente quando mi sento sul punto di morire e invece a ventotto anni non sono altro che sul punto di vivere.